Imparare a comunicare: il ruolo dell’intelligenza emotiva
September 7, 2021

Tutti sappiamo parlare: esprimersi a parole è una delle prime azioni compiute da tutti gli esseri umani. Iniziamo con i suoni per poi articolare sempre meglio finché non iniziamo anche a comprendere il significato di quello che diciamo. Comunicare, però, è un altro discorso. Comunicare implica ascolto, comprensione e capacità di accogliere quando ci viene detto. Non fiisce qui: comunicare implica uno scambio di sensazioni. Anche e soprattutto se parliamo di lavoro. Uno degli aspetti meno presi in considerazione, all’interno di aziende di ogni tipo e dimensione, è la capacità di comunicare internamente. Si dovrebbe sempre saper comunicare tra di noi prima ancora di pensare di poterlo fare con un cliente. Ed è qui che entrano in gioco il ruolo dell’intelligenza emotiva e la volontà di sedersi e fare formazione.

Formazione e crescita

Ogni azienda all’avanguardia dovrebbe avere nel proprio bilancio il tempo per fare formazione – a qualsiasi livello e in qualsiasi modalità – e il budget necessario per poter ascoltare questa esigenza di crescita. Formarsi e formare è crescere. Sempre. Phase ne ha parlato largamente con Marika Viali, coach professionista esperta di formazione e comunicazione a vari livelli. Un’azienda come Phase, a un certo punto della propria vita professionale, si è resa conto di quanto importanti fossero la comunicazione interna ed esterna. E di quanto bisogno ci fosse, proprio come accade con il nostro lavoro con le aziende che ci chiamano – di analizzare, correggere e ottimizzare i processi comunicativi.

Migliorare la propria comunicazione interna

Un’azienda che vuole crescere deve porre l’accento anche sulla propria comunicazione. L’intervento di Marika Viali nella nostra azienda ci ha permesso di migliorare molto nel modo di parlare ed esprimerci – sempre dal punto di vista lavorativo – tra di noi e, in secondo luogo, ci ha indirizzati sulla strada giusta per poter migliorare anche nei confronti dei nostri clienti. Non ultimo, ci ha permesso di apportare anche delle modifiche a Phase Mes per renderlo più adatto al dialogo con la forza lavoro e con le aziende che vogliono tenere sotto controllo la propria produzione industriale. Come abbiamo fatto?

A cosa serve un coach?

Un coach, a livello aziendale, è un professionista che sa tirar fuori il potenziale inespresso di una persona, di una squadra e di tutta un’azienda. Analizzare i processi di comunicazione interni, le modalità, le parole usate e l’atteggiamento che si manifesta in un posto di lavoro o durante una riunione è davvero il primo passo di un percorso che si intraprende tutti insieme. La formazione, più che un corso, deve diventare un percorso da fare, in prima istanza, con un coach e, in secondo luogo, proseguendo sulle proprie gambe. Analizzare tutto questo nel mondo Phase ci ha permesso di comprendere come, per esempio, coinvolgere in modo più efficace ed efficiente la forza lavoro delle aziende nelle quali facciamo le nostre consulenze. Phase, come molte realtà tecniche del giorno d’oggi, usa molto termini particolari come Start, Progress e così via. Tutti termini molto comuni ai nostri tempi, ma sono davvero efficaci nell’ambito delle nostre consulenze?

Dal linguaggio delle macchine a quello delle persone

Il lavoro fatto con Marika Viali ci ha permesso di entrare maggiormente in contatto con il linguaggio delle persone che operano dietro le macchine produttive e non con chi, come noi, lavora per linguaggio di programmazione dietro il lo schermo luminoso di un pc. Creare e immettere sul mercato un programma che possa servire alle aziende a gestire meglio la propria realtà produttiva non deve implicare una comunicazione solo in inglese o con termini usati solo da chi crea i software ma, magari, non li usa giorno dopo giorno.

Il ruolo dell’Intelligenza emotiva

Con noi, così come con tutti i propri clienti, Marika Viali ha posto l’accento sull’importanza dell’intelligenza emotiva, ovvero la capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni. Nel corso dei decenni, il modo di percepire il lavoro, e ciò che di noi mettiamo in esso, è cambiato ampliamente. Dal non portare mai nessuna emozione dentro alle nostre giornate lavorative siamo passati all’esigenza fondamentale di comprendere chi si interfaccia con noi anche attraverso le proprie emozioni. Mettere in moto l’intelligenza emotiva significa crescere e aprirsi in modo più proficuo al fatto di comunicare con chi sta davanti a noi. Non importa si tratti di un collega che salutiamo tutte le mattine o quel cliente importante con il quale avremo una riunione tutte le settimane. Comprendere, ascoltare e recepire nel modo giusto permette azioni tecniche come quelle di apportare migliorie a un software.

Il capitale umano al centro di ogni cosa

Phase Mes – che, nel caso ve lo stiate chiedendo, non è dotato di intelligenza emotiva (non siamo ancora arrivati a tali magie ma non si sa mai che accada) – è un software facilmente usabile perché, nel costruirlo e dargli vita, ci siamo messi nei panni e nella mente di chi lo avrebbe usato giorno dopo giorno. Utilizzare le parole di un fruitore finale è stata una scelta consapevole, per noi, arrivata dopo un percorso, più che dopo un corso. Phase sa lavorare al fianco delle aziende perché mette la componente umana ancora prima di quella informatica: puoi creare il software più all’avanguardia del mondo o acquistare l’ultimo macchinario all’avanguardia disponibile sul mercato ma se non si porta il capitale umano al primo posto, nulla potrà essere migliorato.